Uno dei frutti più preziosi che la natura ci regala è nascosto sotto i nostri piedi, nel sottobosco dei boschi, avvolto dal silenzio e dall'oscurità: è il tartufo, un fungo sotterraneo considerato un vero gioiello della terra.

Questo tubero cresce tra le radici degli alberi e, a differenza dei funghi, i tartufi non utilizzano le correnti d’aria per diffondere le loro spore; hanno sviluppato un forte aroma che attira insetti e mammiferi che, nutrendosi di essi, contribuiscono alla loro diffusione.​

Tradizionalmente i maiali erano i campioni indiscussi nella ricerca del tartufo. Questi animali hanno un olfatto incredibilmente acuto e riescono facilmente a percepire l'aroma pungente dei tartufi sepolti sottoterra. Tuttavia, l’utilizzo dei maiali presentava uno svantaggio: la loro insaziabile passione per il tartufo. Una volta che un maiale rilevasse un tartufo, farebbe di tutto per mangiarlo, rendendo la raccolta una corsa contro il tempo!
 

Per ovviare a questo problema la scelta si è spostata verso un nostro fedele compagno: il cane. I cani, se adeguatamente addestrati, sono preziosi alleati nella ricerca del tartufo e, sebbene qualsiasi cane addestrato sia adatto alla ricerca del tartufo, l'unica razza riconosciuta per la ricerca del tartufo è il Lagotto Romagnolo.
 

Parallelamente alla caccia, la coltivazione del tartufo è diventata più scientifica. Invece di affidarsi esclusivamente alla fortuna, gli agricoltori hanno cominciato a creare le condizioni ideali per la crescita dei tartufi, piantando querce e noccioli; gli alberi con cui i tartufi formano una naturale simbiosi. Le tecniche moderne offrono una produzione più stabile e prevedibile, rendendo i tartufi accessibili a un pubblico ancora più ampio.
 

Tuttavia, la coltivazione del tartufo rimane un’arte oltre che una scienza. Le condizioni del terreno, la temperatura, l'umidità e molti altri fattori devono allinearsi perfettamente per produrre tartufi di alta qualità. I tartufi, infatti, sono sentinelle ambientali che crescono solo in zone incontaminate; la particolare natura dei boschi della regione italiana del Molise garantisce tutte le condizioni necessarie alla loro diffusione e sopravvivenza.
 

Nel mondo esistono circa cento specie diverse di tartufo; tra questi, solo nove sono commestibili e concentrati soprattutto nella penisola italiana. Ogni tartufo ha la sua stagionalità così elencata:
 

1- Tuber magnatum Pico, comunemente detto tartufo bianco, da ottobre a dicembre
2- Tuber melanosporum Vitt., comunemente noto come tartufo nero pregiato, da novembre a marzo
3- Tuber moscatum, detto tartufo moscato, da dicembre a marzo
4- Tuber aestivum, detto tartufo estivo o scorzone, da maggio ad agosto
5- Tuber uncinatum, detto tartufo uncinato, da ottobre a dicembre
6- Tuber brumale, detto tartufo nero invernale, da gennaio a marzo
7- Tuber borchii, detto il biancatto, da gennaio a marzo
8- Tuber mascosporum, detto tartufo nero liscio, da ottobre a dicembre
9- Tuber mesentericum, detto tartufo nero ordinario, da ottobre a gennaio

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La caccia e lo scavo del tartufo in Italia sono diventati parte del patrimonio culturale immateriale dell'umanità tutelato dall'UNESCO, un motivo in più per rispettare e salvaguardare i saperi e le tradizioni di questo prezioso e prelibato prodotto!

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